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Angkor è situata nella provincia di Siem Reap, che si trova
a nord del
lago Tonle Sap.
E'
possibile
arrivarci in aereo o in barca.
Gli
orari cambiano spesso, ma c'è quasi sempre un
volo giornaliero fra Phnom Penh e Siem Reap. |
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Nella
particolare,
sofisticata ed intellettuale bellezza di Angkor vi è qualcosa
di profondamente semplice, di archetipo e di naturale che
arriva al direttamente al cuore senza dover passare per la testa.
In ogni
sua pietra vi è una sua intrinseca grandezza della quale uno finisce per
portarsi dietro la minuta e particolare maestosità. |
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Non
occorre sapere che ogni dettaglio aveva per i suoi
realizzatori un suo significato, che ogni pietra ed ogni
scultura, ogni cortile ed ogni pinnacolo erano tasselli
nell’immenso e maestoso mosaico che doveva raffigurare i vari mondi,
compreso quello superiore, con al suo centro quello del mitico Monte Meru.
In effetti
non occorre
essere Buddhisti o Hindù per capire.
Basta
guardare e
lasciarsi andare per sentire forte l'impressione che ad Angkor, in qualche maniera,
ci si è già stati. |
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Di fatto fino al
secolo scorso si sapeva molto poco della Cambogia.
Il Mekong
era già stato navigato a sufficienza, ma nessun occidentale si
era spinto fino al suo interno.
Tutta la
storia di quella zona d'altronde, era avvolta nel più fitto mistero fin
dai tempi più remoti.
Emarginata dall'India, dalla China e
dal Giappone, ma protetta dalla jungla, dalle sue montagne e dai
suoi fiumi, la terra dei kmer aveva saputo allevare i propri
regni senza dover subire l'oppressione straniera. |
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Dal 8° al
12° secolo d.C., Angkor è stata sede dell'Impero Kmher,
l'attuale popolo
della Cambogia di oggi.
I suoi
confini, riferiti alle più recenti aree geografiche,
partivano
dal Sud Vietnam allo Yunan cinese e terminavano verso ovest alla
Baia del Bengala. |
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Quando,
nel 1862, il naturalista francese Henri Mouhot, dopo aver perso il
cammino capitò fra le rovine di un'immensa e fantastica città
abbandonata, ebbe il suo da fare a comprendere di cosa si
trattasse in quanto pur chiedendo informazioni ai contadini stessi
di quell'area, avevano essi stessi dimenticato
le sue origini. |
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Si
trattava di uno dei più ampi complessi archeologici del
mondo, era Angkor, l'antica e nobile capitale dell'impero kmer.
Il primo
studio delle sue rovine fu portato avanti ad opera di un altro francese che ne
approfittò però per asportare qualche centinaio di statue,
iniziando così una triste consuetudine.
La fama
di Angkor rimase però circoscritta all'interno degli ambienti archeologici, e
più tardi, quando il viaggio avrebbe potuto essere meno avventuroso,
scoppiò la guerra mondiale.
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Di fatto,
il turismo ad Angkor è da considerare un evento recente
databile
dal 1990.
E' inutile
ricordare
che il successo riscosso da queste magnifiche e maestose rovine non ha
eguali nel mondo; le statistiche indicano che ogni anno il
numero di visitatori aumenta di oltre il 2100%. (Purtroppo
arrivano anche i ladri d'arte e nel solo
1994 risultano scomparsi 6.000 artefatti). |
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Come tutte
le grandi città abbandonate e ricoperte dalla jungla, metà della
suggestione è dovuto dunque alla sua ubicazione.
Un fascino
morboso proviene dal constatare come i prodotti più spettacolari
della civiltà umana, una volta lasciati alla decadenza sanno
armonizzare con la natura che poco a poco li integra in sè.
Ad Angkor
interi Templi e Reggie sono sventrati da giganteschi alberi che vi
sono cresciuti letteralmente dentro, sorreggendoli a sua
volta. |
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Cercando
riferimenti storici, scopriamo che nel 1432
una serie di invasioni dalla Thailandia costrinsero i Khmer
ad abbandonare Angkor.
Cos' nessuno abitò più quei luoghi nei quali, per 4
secoli, i Khmer avevano costruito centinaia di templi e
palazzi maestosi.
E la foresta
li ricoprì facendoli suoi. |
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Per i
cambogiani, dopo che fù passato un secolo dalla fine di Angkor,
passate 2-3 generazioni non
restò memoria di quei fatti storici accaduti, e quei templi
così
grandi e avvolti dalla jungla impenetrabile, entrarono nella
leggenda.
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Ben presto
così non furono più considerati
opera dell'uomo ma degli Dei.
Pisnouka,
nato da una Celeste Danzatrice e da un essere umano, era
stato inviato agli Dei per apprendere le loro arti divine.
Vide così i
templi costruiti dalle divinità e da loro stesse ebbe quindi il
mandato di tornare tra gli umani e costruirne là di simili.
Così sorse Angkor. |
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Tra i Templi di Angkor uno si distingueva per
la maestosa bellezza e per l' imponenza, era
il tempio di Baphuon.
Un diplomatico
cinese, Tcheou
Tha-Kouan, che visitò Angkor negli ultimi
anni del 14° secolo, potè testimoniare tutta la sua meraviglia alla
vista di Bapuon e della sua fantastica cupola di rame splendente.
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Qui
potremmo considerare finita la storia antica dei Templi di Angkor, e arrivare
a raccontare gli eventi dei nostri tempi. |
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All'inizio
di questo secolo, per l'esattezza nel 1911, quando Jean Commaile,
noto archeologo francese, giunse ad Angkor ben determinato a liberare
dalla foresta le antiche e maestose rovine.
Vi riuscì ed
i templi finalmente riemersero, ed anche in uno stato non
particolarmente compromesso. |
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La cattiva
sorte però, si abbatte nuovamente in questi luoghi;
arrivarono piogge di
rara intensità che causarono forti smottamenti e danni profondi
a tutta l'area.
Arrivò
anche la Seconda Guerra mondiale, ma
soprattutto morì Commaile.
Ancora il destino
si ripete, in quanto i templi vengono nuovamente abbandonati a sè
stessi. |
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Si arriva
così al 1955, quando Bernard Philipp Grosliher, il nuovo
curatore archeologico della zona, decise di rimettersi al lavoro sui
resti di Baphuon.
Un anno
prima altre frane avevano ulteriormente complicato la
situazione
al punto che la ricomposizione dei resti non era più possibile,
lavorando su quello che l'area presentava nella sua
immediatezza. |
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Grosliher
decise di operare in modo completamente diverso; numerò tutti i pezzi, li
classificò e iniziò la costruzione di un puzzle da 303
mila tessere. |
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Era la
storia che si riaffacciava.
Iniziò il
lungo e devastante conflitto del Vietnam, e la Cambogia
entrò in quel terribile vortice che tutti noi conosciamo.
Tutto
l'archivio di Grosliher scomparve, e la mappa con
le istruzioni basilari per gestire il puzzle andò perduta. |
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Gli operai
che lavoravano ai cantieri divennero parte delle vittime di
quell'immane
conflitto.
Si perse
insomma, ogni memoria.
Nel 1985
Grosliher morì senza aver potuto riprendere in mano la
situazione dei lavori. |
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Nel 1994
Jaques Dumarcay, nuovo archeologo francese, riaprì il
cantiere di Baphuon e scoprì che il basamento del Tempio, e
cioè una prima parte del lavoro di Grosliher, era in buone
condizioni.
La fotografia
che appare in questa pagina è del 2005. |
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E'
rappresentativa delle condizioni attuali di Baphuon, ma al
tempo, nel
decennio precedente, la struttura ha subito ulteriori
danneggiamenti.
Ma è già
possibile intravedere il
basamento ritrovato da Dumarcay. |
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Oggi i
lavori di restauro sono in pieno svolgimento e si tratta
comunque di ricomporre un puzzle di centinaia di migliaia di
pezzi.
La tecnica
posta in essere fa riferimento agli strumenti più avanzati
dell'informatica computeristica. |
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Ogni pezzo
è stato memorizzato nelle sue superfici immaginando un cubo con i suoi sei lati, in modo da
cercare, con l'uso del computer, le altre facce che presentano
le strutture
ad incastro.
Si prevede
che i lavori abbiano termine verso il 2006 e già ora il
livello del restauro è elevato. Per quella
data il tempio di Baphuon, che è il più grande tra quelli di Angkor -
98 metri di lato per una altezza di circa 49
metri, tornerà alle sue forme primordiali. |
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Nel
frattempo la popolazione cambogiana di quelle terre sta definitivamente
abbandonando la leggenda del Tempio.
Anche le genti
di campagna, che durante gli anni di guerra narrarono
di Pisnouka, l'artefice divino dei Templi, hanno ora
compreso che furono i loro avi a costruire la magia di Angkor. |
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Il danno
che è stato arrecato dalle mentalità occidentali (prima con il colonialismo,
poi con il comunismo ed ora con il capitalismo) alle antiche tradizioni ed
alla cultura della Cambogia è di fatto incalcolabile.
I testi
dello scorso secolo descrivono la terra dei kmer come un
fantastico paradiso naturale; un Popolo gentile e sereno, e
campagne variopinte e profumate, e risaie costellate di
agili pagode, e boschi e laghi da fiaba. |
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Siem Reap
è sulle rive di un un grande lago dove povere genti vivono
ora di espedienti in modeste baracche.
Visitando quel
lago come altri viaggiatori, notammo una bambina di 6-7
anni che andava salutando i turisti all'interno di un
catino. |
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Era
cordiale, ben vestita e gentile; salutava con la manina e
sorrideva sorniona ed era impossibile non offrirle qualche
dollaro.
Lei questo,
pur così piccola, lo aveva capito molto bene.
Fummo certi
che avrebbe
fatto molta strada la ragazzina
;) |
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Gli
allevamenti di coccodrilli sono tra le risorse degli
abitanti della regione di Angkor sulle rive del lago Tonle Sap. |
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Gli shop
di oggetti di artigianato locale imballano i loro prodotti
che faranno bella mostra nel Ristorante Frittomisto. |