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Bali (Indonesia) |
Siamo
stati parecchie volte nell'isola
indonesiana dov'è avvenuta la terribile strage
del 12 ottobre, nella discoteca di Kuta.
Come tutti, sapevamo
che è una meta turistica di prim'ordine ma non
avremmo mai pensato che
ci affascinasse tanto.
fin dai primi giorni siamo stati letteralmente
stregati dalla magie delle sue danze, dagli
sguardi misteriosi delle danzatrici e dai loro
arcaici ed esotici movimenti.
Bali deve la sua celebrità principalmente
all'arte, così evoluta là sotto tutti gli
aspetti, anche quello religioso, essendo un mondo induista in una
Nazione come l'Indonesia che è a grandissima
maggioranza di religione musulmana.
E' anzi
l'Indonesia è il Paese musulmano
più popoloso al mondo.
La Bali induista ha
conservato per secoli
questa sua unicità religiosa, culturale ed
artistica. Monumenti suggestivi e
spesso scavati nella pietra, adagiati sui
pendii dei vulcani accolgono ed affascinano
subito il visitatore.
Bali è
un'isola di modeste dimensioni di 5.561 kmq,
una superficie cioè pari a circa due
terzi della Corsica.
L'isola è vulcanica come gran parte
dell'Indonesia ed è attraversata da ovest ad
est da una catena di alte montagne che culminano
nel Gunung Agung (Gunung = vulcano),
alto ben 3165 metri, quasi come il nostro
Etna.
L'isola è situata esattamente ad est
della grande isola di Giava che è di gran lunga la
più popolosa dell'Indonesia, dove ha sede la
capitale Giacarta. Uno strettissimo canale la
separa da Giava, mentre verso oriente un
braccio di mare molto più ampio, da 30
a 60 km, la collega a Lombok, l'isola sorella un po'
più piccola (kmq 4.962) .
Bali è un'isola molto fertile
grazie al
terreno vulcanico. Il capoluogo, situato nella
parte settentrionale, si chiama Singaradja,
mentre la zona più turistica, situata vicino
all'aeroporto principale, si trova nella parte
meridionale, a Sanur, a sud di Denpasar. Lì
numerosi elegantissimi alberghi, immersi in
parchi molto curati, e praticamente sulle rive
dell'Oceano Indiano, accolgono i turisti, sia
europei che australiani e americani. La
celebre spiaggia di Kuta, dalla sabbia
estremamente fine, è ogni sera, alle cinque e
mezzo, meta di numerosi turisti che si godono
lo spettacolo del sole che si immerge nel
mare, in un tramonto tanto dorato quanto
rapido (siamo nei pressi dell'Equatore). Ogni
giorno dell'anno, alle ore 18 c'è già buio,
notte fonda. Se si vuole girare per l'isola,
con spirito di avventura, su una jeep
noleggiata per pochi euro, occorre alzarsi
presto e partire alle 7.
Tornando a parlare di vulcani, circa
quarant'anni fa, il 20 marzo del 1963, il
Gunung Agung arrivò al culmine di un'eruzione
iniziata un mese prima. Lapilli, pioggia di
cenere, tremende colate di magma e forti
scosse telluriche piegarono quella parte
dell'isola (la zona centro orientale) causando
la morte di diverse migliaia di persone, e
provocando danni incalcolabili alle numerose
colture che riempivano la regione.
A nord est dell'Agung sorge un enorme
cratere di un vulcano ormai spento, riempito
dall'acqua di un lago, il Batur. Sulle rive di
questo lago il paese di Trunian ha un
inquietante cimitero dove, a differenza delle
usanze diffuse nel resto dell'isola, le salme
dei defunti vengono lasciate all'aperto, preda
degli uccelli rapaci.
In tutta l'isola, invece, le cerimonie
funebri si svolgono mediante la cremazione
pubblica del corpo del morto, in speciali bare
ricavate da tronchi, poste in alto su speciali
impalcature. Talvolta questi feretri hanno
forma di un toro.
Abbiamo assistito nel 1993 ad una di queste
toccanti e molto suggestive cerimonie. Le
donne nei loro sgargianti vestiti, si
dispongono da un lato, un po' discoste dal
monumento di legno su cui è deposta la salma.
Gli uomini stanno in un altro gruppo a parte,
ma più vicino alla bara. Il pedanda, cioè il
sacerdote induista, vestito di bianco e con in
capo il turbante, inizia la cerimonia,
pregando e aspergendo il corpo con essenze e
profumi. Al canto di nenie, lente e
malinconiche, viene infine appiccato il fuoco
alla pira, e tutto comincia ad ardere. La
cerimonia si conclude con la raccolta delle
ceneri e il loro trasporto ad un vicino fiume,
dove vengono disperse nella corrente.
In altri fiumi, accanto ad un villaggio
qualunque, si svolgono le abluzioni, in zone
dove l'acqua è piuttosto bassa. Nell'acqua
corrente, pulita e fresca, si lavano di qua
gli uomini, di là le donne.
Templi con le pietre rivestite di muschio,
scalinate che si perdono nella foresta, ogni
metro quadrato ricoperto da verde, soprattutto
palme. Il clima è caldo, ma ventilato e
sopportabile.
Lungo le numerosissime colline l'uomo ha
scavato nei secoli, terrazzamenti sui quali
ha ricavato con appositi argini delle
piccole vasche che, a migliaia, digradano da
questi pendii e sono la sede di colture di
riso. La luce del cielo si rispecchia in
questi stagni artificiali, fornendo
all'osservatore estasiato uno spettacolo unico
di verde, di luce, di simmetria: esempio
dell'infaticabile ingegno umano.
Ecco perchè l'isola di Bali attrae. E' uno
scrigno di una civiltà antica, di una
religione che resiste in mezzo al resto del
mondo islamico della nazione indonesiana, e
mostra questa sua unicità ogni giorno, fiera
dei suoi riti antichissimi e fantasiosi, delle
sue danze affascinanti, con ragazze molto
belle, fini ed eleganti, fasciate in costumi
di gran pregio.
Tutto ciò in uno scenario di templi, di
mostri in pietra, di grandi portali privi
della parte superiore, di terrazzamenti
luminosi, di costumi multicolori, di
processioni, dove le donne portano in bilico
sulla testa, sopra apposite ciambelle di
stoffa, cesti pieni di frutta.
Questa è Bali, l'isola degli dei, colpita
al cuore dal massacro di Kuta, il 12 ottobre
2002.
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Bali
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Bengwi (Bali),
Tempio Reale
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I monsoni assicurano a Bali abbondanti piogge da
dicembre ad aprile, con interi mesi di splendido sole che
completano la visione paradisiaca, coprendola di un verde
manto rigoglioso.
I credo religiosi, i
riti e le feste, guidano la gente di Bali dalla nascita alla
morte e nel mondo ultraterreno. E’ la religione a stabilire
la pianta di una città, il disegno di un tempio, la
struttura di una casa, la distribuzione delle varie
responsabilità all’interno della comunità. Così come le
vacanze, i divertimenti. Tutto ciò che riguarda la vita
sociale, viene fissato dal calendario religioso, fornendo
agli abitanti di Bali una vita di infiniti
festeggiamenti e uno sfogo al loro grande talento artistico. |